lunedì 26 maggio 2014

16° Tappa Giro d'Italia Ponte di Legno - Val Martello: sulle strade di Pantani | Mancio

In questo Giro molte tappe si sono corse nel ricordo di Marco Pantani nel decennale della sua scomparsa: Carpegna (la sua palestra di allenamento preferita), Oropa (con uno sprint infinito riprese tutti dopo la sosta per rimettere la catena), Montecampione (staccò Tonkov dopo un lungo duello di nervi). Tuttavia la tappa di martedì 27 maggio riporta alla mente una delle imprese (mancate) tra le più epiche del ciclismo “recente”. Proprio sul Passo Gavia, 2.620 metri, il 5 giugno 1988, in una giornata meteorologicamente da tregenda, sotto una fitta nevicata, con temperatura abbondantemente sotto lo zero, l’olandese Johan van der Velde, ciclista discreto ma non un campione, staccò tutti i favoriti con un’azione imperiosa e scollinò sull’ultima salita con un notevole vantaggio, domando non solo gli avversari, ma anche la strada (era ancora sterrata) e le condizioni climatiche estreme. Forse incoraggiato dall’impresa e intravedendo la possibilità di vincere quel Giro senza dominatori, si buttò a capofitto nella discesa, bagnato, vestito solamente della sua maglietta a maniche corte color ciclamino (che ai tempi contraddistingueva il leader della classifica a punti), senza guanti, senza nemmeno il mitico giornale sulla pancia, in pantaloncini corti e due centimetri di neve sulla testa. Dopo alcuni tornanti sparì dalle immagini, nella preoccupazione di tutti (caduto sulla strada ghiacciata?), per poi riapparire, solo dopo un bel po’ di minuti, sulla porta di un camper, in preda a un principio di assideramento. Volle comunque concludere la tappa: arrivò con quasi un’ora dal vincitore, corpo congelato, inerte, sembianze al limite dell’umano… ma vivo… L’impresa e la follia di questo tulipano in ciclamino sono raccontate nella canzone Tulipani degli Offlaga Disco Pax (2012). In questo video anche alcune immagini di quella giornata, indimenticabile per chi ebbe la fortuna, come me, all’età di 10 anni circa, di rimanere incollato alla tv l’intero pomeriggio.



Il pezzo in ogni concerto si chiude con l’invocazione “Johan van der Velde, ora pro nobis”.

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